La transizione di identità sessuale raccontata tra poesia e scienza. A Màt, un (altro) appuntamento da non perdere.

Scritto da admin

Il 19 Ottobre 2022

di Laura Solieri 

Quando si parla di transizione di identità sessuale cosa si intende esattamente? Ne parliamo con Giorgio Mattei, psichiatra e psicoterapeuta, dottore di ricerca in lavoro, sviluppo e innovazione, presidente di ARPsy (Associazione per la Ricerca in Psichiatria), associazione che organizza a Màt l’evento “Poetica della Transizione” in collaborazione con il Comune di Castelnuovo Rangone che si terrà il 23 ottobre 2022 ore 17 presso la Sala delle mura a Castelnuovo Rangone (via della Conciliazione 1/A).

«Per transizione si intende il percorso che porta una persona ad assumere stabilmente l’identità di genere o sessuale opposta; questo comprende una serie di cambiamenti, ad esempio sotto il profilo legale, sociale, fisico e psicologico – spiega Mattei – Identità di genere e identità sessuale non sono sinonimi. L’identità sessuale rimanda ad aspetti fisici, cioè a caratteri sessuali presenti dalla nascita, mentre l’identità di genere rimanda ad aspetti più psicologici: il “sentirsi” di genere maschile o femminile. In passato il termine transizione era collegato a quello di transessualità, che implicava un intervento drastico e definitivo sul corpo della persona, e che portava al cambiamento della sua identità sessuale, termine che ha una forte connotazione somatica e “oggettiva.” Negli anni è progressivamente invalso l’utilizzo del termine identità di genere, per indicare un aspetto più soggettivo, che rimanda soprattutto a come una persona si sente dentro di sé, al proprio sentirsi maschio o femmina; l’identità di genere ha quindi una connotazione più soggettiva rispetto al concetto di identità sessuale, oggi meno in uso. 

Inoltre, rispetto a una transizione sessuale, la transizione di genere non richiede necessariamente interventi di riassegnazione sessuale di tipo chirurgico, un tempo necessari per effettuare la transizione anche dal punto di vista legale, in particolare anagrafico. Anche per questo, alla parola “transessuale” si è affiancata (ed è oggi maggiormente utilizzata) la parola “transgender”: quest’ultimo è un termine ombrello in cui si inscrivono sia le concezioni binarie (maschio/femmina, transizione da maschio a femmina o da femmina a maschio, ecc.) sia quelle non binarie. Per ragioni di spazio e per il tema trattato dall’evento proposto in occasione della Settimana della Salute Mentale, specifico che esso si muove per lo più all’interno di un’ottica binaria (transizione male-to-female, MtF, o female-to-male, FtM), anche se oggi c’è una crescente attenzione nei confronti delle persone non-binary (“non binarie”), cioè che non si riconoscono all’interno di questa dicotomia. Spero potremo trattare questo specifico argomento in occasione di una delle prossime edizioni della Settimana della Salute Mentale, che rappresenta davvero una occasione importante, per Modena e non solo». 

La Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva rigenerativa ed Estetica riporta che le operazioni di cambio di sesso sono poco meno di 60 all’anno. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, in Italia vivono quasi quattrocentomila persone transessuali.

Se allarghiamo il campo a livello mondiale, l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che le persone transessuali nel mondo siano circa 25 milioni (poco meno dello 0,5% della popolazione mondiale. In questo contesto si ricorda inoltre che è stata avviata un’indagine, chiamata SPoT (Stima della popolazione transgender) dall’Università di Firenze, l’Azienda ospedaliera universitaria Carreggi, l’Istituto superiore di sanità, la fondazione The Bridge e l’Osservatorio nazionale sull’identità di genere, volta a conoscere quante sono le persone che vivono in questa condizione.

Un format nuovo, quello proposto il 23 ottobre, per parlare di salute (in particolare mentale) a partire dalla poesia: «Ho la fortuna di conoscere personalmente Neviana Calzolari e la sua opera poetica, è quindi stato naturale pensare di coinvolgerla in questa iniziativa – racconta Mattei – Il tema della transizione è al centro della sua poesia, ma è importante ricordare che lei è anche Sociologa, e partecipa attivamente al dibattito sui diritti civili. Neviana rappresenta una voce autentica e non allineata: credo aiuti a coltivare quel pluralismo di cui c’è tanto bisogno, soprattutto in questo inquietante momento storico».  

Mattei, connessi al tema della salute mentale, quali sono gli ostacoli e le difficoltà che le persone interessate incontrano?
«Sono molteplici, l’idea di invitare una persona che possa portare una testimonianza diretta nasce dalla convinzione che a parlare debbano essere innanzitutto le persone che vivono, hanno effettuato o desiderano effettuare un percorso di transizione. Io posso ricordare alcuni dati che ci riporta la letteratura scientifica: ad esempio, una maggiore incidenza di depressione, tentativi di suicidio, abuso di sostanze e disturbo post-traumatico da stress nelle persone transessuali o transgender. Su ciò pesa particolarmente il concetto di minority stress, che abbiamo indagato alcuni anni fa insieme ai colleghi dell’università di Modena (Mongelli et al., 2019). 

Quest’anno l’Istat ha diffuso i risultati di una indagine riguardante la discriminazione lavorativa nei confronti delle persone LGBT+, che individua alcuni importanti ostacoli presenti sui luoghi di lavoro, e le possibili strategie messe in atto dalle aziende per superarli. I dati, raccolti nel 2019, mostrano come in quell’anno il 5% delle imprese con almeno 50 dipendenti e quasi il 15% delle imprese con almeno 500 dipendenti hanno adottato almeno una misura, non obbligatoria per legge, per favorire l’inclusione dei lavoratori LGBT+. È interessante notare che l’indagine ha rilevato come le misure più diffuse tra quelle messe in atto dalle aziende sono quelle destinate ai lavoratori transgender, in particolare la presenza di servizi igienici o spogliatoi dedicati; ciò è avvenuto nel 3% delle imprese. Si tratta quindi di percentuali ancora basse, che suggeriscono l’importanza di affrontare questi temi, a cominciare dal tema della transizione.

Vorrei ricordare anche uno studio condotto da ricercatori italiani (Prunas et al., 2018), che ha coinvolto un campione di settantadue persone che hanno effettuato un percorso di transizione, seguite prima e dopo l’intervento chirurgico. Quarantasei avevano effettuato un percorso Male-to-Female, ventisei Female-to-Male. Più di una persona su tre riportava di aver subito almeno un episodio di molestie, violenza o discriminazione; in un caso su cinque, ciò era avvenuto sul posto di lavoro. Questo studio, insieme al precedente, sottolinea l’importanza di effettuare interventi mirati nei luoghi di lavoro».

Quali sono i principali bisogni di salute delle persone che effettuano percorsi di transizione di identità sessuale?

«Tornerei alla letteratura scientifica, limitandomi al mio ambito, quello della salute mentale. Sono stati recentemente pubblicati due studi, condotti da ricercatori italiani, che ci aiutano a identificare i principali bisogni di salute nella popolazione trans. 

Pinna e Colleghi (2022) hanno effettuato una revisione della letteratura sull’argomento, identificando 165 studi internazionali, dai quali è emerso che i problemi di salute mentale sono maggiormente diffusi nell’ambito della popolazione trans, rispetto alla popolazione generale. In particolare, si tratta di una maggiore prevalenza di disturbi di ansia, dell’umore e di somatizzazioni, nonché di utilizzo di alcool e sostanze stupefacenti. Anche i comportamenti anticonservativi, tra cui suicidi e tentavi di suicidio, sono più presenti. È importante disporre, in particolare a livello di salute pubblica, di programmi di prevenzione specificamente rivolti a questa popolazione, che rischia di rimanere esclusa dagli usuali percorsi di cura. Anche i risultati dello studio prodotto da Silvestri e Colleghi (2022) vanno in questa direzione. Vorrei ricordare infine che il tema della transizione era in passato connesso alla diagnosi di disforia di genere, presente nei principali manuali diagnostici dei disturbi psichici. Con l’avvento dell’ICD-11, pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel giugno 2018, la disforia di genere è stata spostata dal capitolo dei disturbi mentali a quello sulla salute sessuale. Ciò è in linea con la tendenza a depatologizzare questa condizione, come in passato è accaduto per l’omosessualità». 

Perché si parla ancora così poco (e male, in maniera errata) di questo tema?

«Penso che le ragioni siano molteplici, vorrei richiamarne in particolare una: lo stigma, e le pratiche di discriminazione ed esclusione che porta con sé, in questo caso specificamente nei confronti delle persone trans. Credo che la costruzione di una società inclusiva passi necessariamente per la conoscenza dell’altro: abbiamo bisogno di incontrare la diversità e di conoscerla, non tanto (o non solo) in contesti di nicchia, in circoli o associazioni, ma anche e soprattutto in contesti quotidiani, in occasione di iniziative pubbliche a carattere culturale, artistico, oltre che sociale e sanitario. È a partire da questo sano confronto che possiamo costruire un terreno comune, valorizzando le similitudini più delle differenze, lasciandoci affascinare dal nostro essere persone prima ancora che ruoli o etichette. Questo atteggiamento può aiutarci a costruire ponti, in alternativa alla costruzione di muri e steccati ideologici, il cui effetto è sempre quello di lasciare fuori qualcuno. Ed è un dato oggettivo che i processi di esclusione sono in aumento, nel nostro Paese, favoriti dall’aumento della povertà e del senso di precarietà.

Tornando al tema della transizione, essa è centrale nelle raccolte poetiche di Neviana Calzolari, che ho potuto recensire in due occasioni, sulle pagine di Rivista Sperimentale di Freniatria (nei fascicoli 2/2019 e 1/2021). L’Autrice dà però al tema della transizione un respiro più ampio, rendendolo non solo appannaggio di un gruppo ristretto di persone, ma fondamentalmente di tutti noi. Infatti, i momenti importanti della vita di ogni essere umano sono spesso, per non dire sempre, passaggi, stati trans, cambiamenti di identità: dall’identità di figlio o figlia, a quella di genitore o genitrice; dall’identità di studente, o studentessa, a quella di lavoratore e lavoratrice; dall’identità di persona sana, a quella di persona malata; dall’identità di persona giovane, a quella di persona adulta prima, anziana poi. E così via. Tutti questi momenti, questi snodi cruciali nell’esistenza, si accompagnano ad una necessaria assunzione di responsabilità, per compiersi; certo, possono essere favoriti, come del resto ostacolati, da un contesto ambientale ostile o accondiscendente verso i processi di maturazione e cambiamento. In questo senso, il migliore antidoto è la cultura, in particolare una cultura della diversità, che valorizzi le differenze e veda in esse una fonte di ricchezza per la società. Una cultura, quella della diversità, che si contrappone all’ideologia del diverso, dello straniero, oggi imperante. Ma le scorciatoie ideologiche sono una trappola: prima ancora delle persone che additano, limitano e potenzialmente inibiscono i processi maturativi in quanti le praticano»

Articoli citati nell’intervista:

  • Istituto Nazionale di Statistica. Rilevazione sulle discriminazioni in base al genere, all’orientamento sessuale e all’appartenenza etnica (2014). Accessibile al sito: https://www.istat.it/it/archivio/30726
  • Istituto Nazionale di Statistica. Diversità LGBT+ e ambito lavorativo: un quadro d’insieme. Statistiche su inclusione e diversità LGBT+ Anni 2019, 2020 e 2021 (2022). Accessibile al sito: https://www.istat.it/it/archivio/270665
  • Mattei G, Russo T, Addabbo T, Galeazzi GM. The COVID-19 recession might increase discriminating attitudes toward LGBT people and mental health problems due to minority stress. International Journal of Social Psychiatry 2021, Vol. 67(4) 400–401. DOI: 10.1177/0020764020960770
  • Mattei G. Recensione a “Copenaghen Punto Zero. La vita tra due morti” di Neviana Calzolari. Rivista Sperimentale di Freniatria 2021; CXLV(1): 169-71.   
  • Mattei G. Recensione a “Elegie di Neviana Calzolari”. Rivista Sperimentale di Freniatria 2019; CXLIII(2): 153-5.    
  • Mongelli F, Perrone D, Balducci J, sacchetti a, Ferrari s, Mattei G, et al. Minority stress and mental health among LGBT populations: an update on the evidence. Minerva Psichiatr 2019;60:27-50. DOi: 10.23736/s0391-1772.18.01995-7
  • Mattei G, Russo T, Addabbo T, Galeazzi GM. The COVID-19 recession might increase discriminating attitudes toward LGBT people and mental health problems due to minority stress. International Journal of Social Psychiatry 2021, Vol. 67(4) 400–401. DOI: 10.1177/0020764020960770
  • Pinna F, Paribello P, Somaini G, Corona A, Ventriglio A, Corrias C, Frau I, Murgia R, El Kacemi S, Galeazzi GM, Mirandola M, Amaddeo F, Crapanzano A, Converti M, Piras P, Suprani F, Manchia M, Fiorillo A, Carpiniello B; Italian Working Group on LGBTQI Mental Health. Mental health in transgender individuals: a systematic review. Int Rev Psychiatry. 2022 May-Jun;34(3-4):292-359. doi: 10.1080/09540261.2022.2093629. Epub 2022 Jul 27. PMID: 36151828.
  • Prunas A, Bandini E, Fisher AD, Maggi M, Pace V, Quagliarella L, Todarello O, Bini M. Experiences of Discrimination, Harassment, and Violence in a Sample of Italian Transsexuals Who Have Undergone Sex-Reassignment Surgery. J Interpers Violence. 2018 Jul;33(14):2225-2240. doi: 10.1177/0886260515624233. Epub 2016 Jan 12. PMID: 26763285.
  • Silveri G, Schimmenti S, Prina E, Gios L, Mirandola M, Converti M, Fiorillo A, Pinna F, Ventriglio A, Galeazzi GM, Sherriff N, Zeeman L, Amaddeo F; Italian Working Group on LGBTQI Mental Health. Barriers in care pathways and unmet mental health needs in LGBTIQ + communities. Int Rev Psychiatry. 2022 May-Jun;34(3-4):215-229. doi: 10.1080/09540261.2022.2075256. Epub 2022 Jun 1. PMID: 36151825.


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