Stamattina si è svolto allo Spazio Nuovo il seminario Nessun Uomo è un’isola, l’Auto Mutuo Aiuto come cultura della mutualità: riflessioni sulla metodologia e sulla pratica. L’incontro si proponeva di condividere la metodologia dei gruppi AMA, dando voce a varie realtà regionali ed interregionali per un proficuo confronto sulle metodologie e le esperienze.
Dopo una breve presentazione di Sonia Venturini, dell’area Formazione di Centro Servizi Volontariato di Modena , è iniziato l’intervento del dott. Stefano Bertoldi, dei coordinamenti regionali ed interregionali gruppi AMA. Ha specificato come i primi gruppi a costituirsi siano stati quelli degli Alcolisti Anonimi e come poi questi siano cresciuti rapidamente in molti ambiti, come ad esempio per problematiche legate al fumo, all’alimentazione o ai problemi connessi all’handicap nelle famiglie. Uno degli ambiti in cui si è assistito ad uno sviluppo importante è stato, naturalmente, quello del disagio psichico.
Bertoldi è poi entrato nello specifico, raccontando che nei gruppi di auto mutuo aiuto i componenti condividono un problema, si incontrano per darsi sostegno e per attuare un cambiamento. Le loro riunioni rappresentano un momento di incontro importante, con persone unite da un medesimo disagio per rompere l’isolamento, per raccontarsi le proprie esperienze di vita, per scambiarsi informazioni e soluzioni e per condividere sofferenze e conquiste, con l’obiettivo di riscoprirsi risorsa, non solo per sé, ma per l’intera collettività.
In fondo, ha specificato Bertoldi, i gruppi sono reti sociali “artificiali”, che si creano appositamente per produrre aiuto e sostegno, non offrendo, evidentemente, “terapie” nel senso tradizionale e “giuridico” del termine. Sono però terapeutici se si intende la terapia come occasione di cambiamento e di miglioramento della qualità della vita. Alla base dei gruppi vi sono valori e caratteristiche come la gratuità, la parità dei partecipanti, il valore del sapere e dell’esperienza, il protagonismo, la libertà di partecipare, l’apertura ai nuovi ingressi e l’apertura alla comunità di appartenenza. Relazioni che si instaurano anche all’insegna dell’amicalità, dell’ascolto e della tolleranza.
Secondo le “regole” dell’Auto Mutuo Aiuto le riunioni non dovrebbero durare più di un’ora e mezza, devono svolgersi in luoghi e orari stabiliti e sono fondamentali, tra gli altri fattori, la periodicità, la puntualità, la partecipazione, la riservatezza. Ideale pure la presenza di non troppe persone in un singolo gruppo (circa 5 o 6 membri).
I gruppi di mutuo aiuto possono partire all’interno dei Servizi, dalle Associazioni di riferimento, dalle Associazioni cosiddette “ombrello”. Stanno nascendo anche gruppi “misti” e gruppi che rispondono non a patologie ma a bisogni.
È stata poi la volta della dott.ssa Daniela De Maria, del coordinamento gruppi di Bologna, progetto nato nel 2003 e sempre più orientato alla diffusione della conoscenza sul territorio. Ha poi parlato con entusiasmo dei principi di sostegno e di non ingerenza ai quali si ispirano i gruppi di mutuo aiuto e di come sia fondamentale la motivazione di chi vi partecipa, per superare le difficoltà.
Fondamentale è anche la libera scelta di partecipare dei componenti il gruppo. Quest’ultimo può nascere da Associazioni (o viceversa) ma gli ambiti devono sempre essere distinti per non creare confusioni. Al centro, naturalmente, sono sempre da mettere la persona e la forza del gruppo in quanto tale. I gruppi possono avere metodologie diverse, ma medesimi sono i principi ispiratori. Per diffondere in modo appropriato la conoscenza del progetto si realizzano incontri nelle Università e negli istituti secondari. Esiste uno specifico numero telefonico al quale una persona può fare riferimento. Altro fattore importante, sottolineato dalla De Maria, è che il gruppo non deve chiudersi troppo in se stesso, per non rischiare di diventare eccessivamente autoreferenziale.
Dopo due intense testimonianze di partecipanti ai gruppi di Alcolisti Anonimi e Al-Anon, è intervenuto nuovamente il dott. Stefano Bertoldi per parlare del coordinamento AMA di Trento. Ha raccontato come, in questo caso, si sia partiti con gruppi formati da persone con problematiche legate al fumo, per poi svilupparsi ed estendersi alla formazione di altri gruppi AMA.
Nel momento in cui il numero di questi è aumentato, si è sentita l’esigenza di creare Associazioni “ombrello”, in grado di dare supporto ai vari gruppi di mutuo aiuto. Ha specificato, tra le altre cose, come col coordinamento di Bologna ci sia una lunga e proficua collaborazione e quali siano le strategie adottate al fine di “pubblicizzare” tali esperienze, come le interviste alle persone che partecipano ai gruppi, l’utilizzo dei social, ma, soprattutto, il tam-tam personale. Ha sottolineato l’importanza del sapere esperenziale delle persone, nonchè la validità di un’ intervisione all’interno del gruppo, per scongiurare una supervisione che minerebbe il rapporto alla pari tra i soci.
Sono poi intervenuti tre facilitatori del coordinamento gruppi AMA di Modena, dalle cui testimonianze si sono evinti alcuni spunti importanti, come la possibilità di trovare nel gruppo delle vere amicizie, ma, prima ancora, delle persone in grado di comprendere il proprio disagio, sovente non capito da famigliari o altri amici in quanto “invisibile” fisicamente. Inoltre è emersa la capacità che hanno persone in fondo non professioniste di mantenere la salute e il benessere in una comunità (a costi zero). Si è spiegato bene cos’è il coordinamento provinciale dei gruppi AMA di Modena e si è accennato all’utilità che i facilitatori vadano a una o più riunioni di altri gruppi AMA diversi dal proprio.
Molti gli interventi da parte del pubblico, concernenti principalmente la tematica del delicato ruolo del facilitatore, il quale, pur garantendosi referente, non deve diventare “conduttore”. È necessario, infatti, che i componenti il gruppo non focalizzino eccessivamente l’attenzione su di esso, proprio per evitare che il gruppo “imploda” e i suoi membri quindi non riescano per esempio ad organizzare gli incontri nel caso di una sua eventuale assenza.
Si è trattato, proprio per gli spunti stimolanti emersi, di un incontro particolarmente stimolante, che ha visto la partecipazione di tante voci differenti, ma unite dall’obiettivo comune di raccontare (ciascuno a suo modo e in base alla propria esperienza e al personale sapere) il mondo del mutuo aiuto e i suoi concreti benefici, senza nascondere le inevitabili difficoltà incontrate dai gruppi, sia ad un livello teorico che pratico.
Radio LiberaMente ha realizzato alcune interviste che speriamo possano arricchire la vostra conoscenza sull’argomento. Buona visione !