Di Radio LiberaMente
Sabato 22 Ottobre, nell’Aula Magna della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Modena e Reggio Emilia, si è tenuto il convegno di apertura di Màt “Per una psichiatria senza coercizione”.
Senza coercizione, perché l’obiettivo del mondo della psichiatria è di sviluppare percorsi di cura e non di invadere o ledere la libertà e i diritti degli esseri umani.
“Per raggiungere tale obiettivo c’è bisogno di rispetto reciproco tra operatori, familiari e utenti, verso forme di sofferenza più difficili e nella suddivisione dei ruoli e responsabilità attuando una grande cooperazione” introduce Fabrizio Starace nella prima parte del convegno”.
Una visione condivisa sia dal Magnifico Rettore Prof. Andrisano, per cui bisogna consentire un carattere di internazionalizzazione, aprire a tutti e approfittare di iniziative come Màt per condividere con tutti “la divulgazione delle conoscenze acquisite sul campo di studio e di lavoro”; e sia dal Sindaco di Modena Giancarlo Muzzarelli, per cui la situazione è diventata più complessa e bisogna assolutamente sconfiggere i pregiudizi attraverso vari progetti combinati con l’Università e l’AUSL.
Marco Rigatelli interviene insistendo sulle parole chiave del suo discorso… “Libertà e responsabilità”. Perché quando si parla di coercizione non se ne può fare a meno.
La contenzione meccanica, purtroppo, anche dopo Basaglia, continua, così come quella farmacologica e l’isolamento del paziente.
Mentre l’isolamento del paziente non è più praticato in Italia, il dibattito sulla contenzione meccanica è ripreso negli ultimi venti anni. Si può notare una notevole preoccupazione nella letteratura internazionale rispetto al suo uso e di come ne venga ribadito il carattere di eccezionalità. Secondo la letteratura, quindi, la contenzione può essere praticata solo in casi di violenza auto ed eterodiretta.
Vi è un accesa discussione sul fatto che la contenzione debba essere considerata un atto prettamente sanitario. Cosa che ad oggi non è, infatti entra in campo anche il diritto penale.
Il discorso di Martin Zinkler, Primario della Clinica di Psichiatria di Heidenheim (Germania) e Direttore della rivista “Recht Und Psychiatrie”, invece, verte sul periodo compreso tra il 2011 e il 2013 in Germania, un arco di tempo in cui è stato abolito il trattamento sanitario obbligatorio per una sentenza della corte costituzionale che l’ha dichiarato incostituzionale, per poi essere reintrodotto a seguito di feroci proteste.
Quando è stato reintrodotto, però, sono state fatte opportune modifiche, specificando i casi nei quali era opportuno farlo, per non abusarne. Perché il fatto che sia stato reintrodotto non deve significare automaticamente che il trattamento obbligatorio debba diventare una routine.
Se si fa un confronto tra il prima e il dopo, della sentenza della corte, l’uso del TSO è calato significativamente.
Da ciò, dopo uno studio attento dei dati, in sintesi, emerge che i cambiamenti di legge hanno il potenziale di cambiare le pratiche cliniche . In più si nota come nel periodo senza TSO gli incidenti violenti e la contenzione meccanica non sono né aumentata e né diminuita. Ma se non si sviluppa una cultura di progetto terapeutico una forma di coercizione viene semplicemente sostituita da un’altra forma di coercizione.
Stefano Canestrari, Professore ordinario di Diritto Penale dell’Università di Bologna, nonché membro del Comitato Nazionale per la Bioetica nell’intervento successivo a Zinkler, afferma che la contenzione meccanica, senza il permesso del paziente, rappresenta una violazione dei diritti fondamentali della persona. La quale violazione può essere giustificata solo in casi particolari di necessità e urgenza, con le modalità meno invasive, e solo per il tempo necessario per superarle.
Secondo Canestrari il codice Penale tuttora vigente sconta un’eredità culturale paternalistica e questo si scontra con la costituzione. Quindi, il nostro compito qual è? E’ quello di fare penetrare una cultura costituzionale in una normativa vigente che potrebbe ancora avere un effetto persuasivo.
Dobbiamo affermare che il diritto di intangibilità è un diritto fondamentale. Anche perché da queste mancanze e imprecisioni deriva la situazione preoccupante dell’altra contenzione, quella farmacologica.
Successivamente intervengono i rappresentanti delle associazioni degli utenti, partendo da Tilde Arcaleni, di Insieme a Noi, e finendo con Marco Mantovani, Alessandro Bertelli e Lucia Fornieri, dell’Associazione Idee in Circolo, che si schierano contro la contenzione.
A conclusione del convegno, interviene la Dr.ssa Di Fiandra, che ha accolto con entusiasmo l’iniziativa di Màt ed ha portato il suo sostegno, raccontando le iniziative del ministero, e l’importanza dell’implementazione di interventi che portino al superamento delle pratiche coercitive.