di Guelfo Margherita
Ne discute con l’autore: Rosalba di Biase
C’era una volta una combriccola di sub napoletani che rintracciò la triremi dei loro avi marinari adagiata su un fondale al largo
nel golfo. Nelle sue anfore sigillate, un vino conteneva ancora un fuoco innovativo dal retrogusto amaro. Il precoce naufragio ne impedì la circolazione. Quel nettare depurato avrebbe potuto infondere nuovo coraggio ai prossimi argonauti della psichiatria? Il libro riunisce il lavoro di due gruppi separati dal tempo e da una significativa catastrofe trasformativa e risulta essere l’autobiografia complessa di un’entità che potremmo dire “postumana”: simultaneamente, cioè di un individuo, di un gruppo, di un’ideologia, di un’epoca, scritta in un clima di nostalgia affettiva da un gruppo di discendenti. Il gruppo dei contadini e marinari è l’antenato di quello degli enologi e sub. Ciò che li accomuna è la curiosità passionale di studiare psicoanaliticamente le istituzioni utilizzando i loro insiemi gruppali, nella speranza di risvegliarle dal loro coma farmacologico o
comportamentale. Una specie di “second tought bioniano”, in cui su vecchi testi rivoluzionari viene stratificata una rilettura attualizzante.
Libreria Ubik, Via dei Tintori 22