Le “Radiocronache” di Radio LiberaMente, sono il nostro punto di vista sulla Settimana della Salute Mentale di Modena con piccoli reportage e interviste.

Mai come in questo periodo storico è necessario parlare di tolleranza delle incertezze. Il 2020 è stato per antonomasia l’anno dell’incertezza.

Sia a causa della pandemia mondiale che ci ha, tra le altre cose, costretti a rinunciare ad abitudini sociali per noi essenziali, che per le risposte che sono state messe in campo.

Ma siamo sicuri che sia tutto imputabile al Coronavirus? Non è che la pandemia ha solamente slatentizzato un’incertezza già esistente? Di certo il Covid ha posto un freno ad alcune strategie che utilizzavamo per tamponare questa insicurezza, come quella della velocità. Velocissimi e performanti in ambito lavorativo, relazioni, esperienze… tutte vissute ai cento km orari. E poi siamo stati costretti a rallentare, a fermarci…ed eccole là le nostre incertezze.

In ambito terapeutico l’incertezza deve essere vissuta come una ricchezza, un modo per poter trovare nuove strategie” , afferma il Direttore del Dipartimento di Salute Mentale e DP di Modena Fabrizio Starace, “ La paura di questa ci porta inevitabilmente a ricorrere a pacchetti preconfezionati, modelli esistenti, progetti spersonalizzati. Ciò ha fatto dire a qualcuno che potremmo essere tranquillamente sostituiti da un computer. Possiamo dargli torto?

Dobbiamo desiderare che l’incontro con la sofferenza mentale avvenga nel modo meno meccanico possibile”. Il dottor Tibaldi, direttore dell’unità di salute mentale area Nord, ci riporta alle pratiche dialogiche, protagoniste di questo dibattito. “ Un incontro di Dialogo Aperto dura 90 minuti, tantissimo in relazione alla velocità di cui parlava il Dottor Starace. Ma già nella disponibilità di tempo per incontrare e ascoltare una persona che soffre si può trasmettere il messaggio di una disponibilità più concreta. Nel nostro scenario, di fronte ad un accesso in urgenza, il ricovero è qualcosa che toglie subito dall’incertezza. Si possono cercare soluzioni alternative?” prosegue Tibaldi.

“Ieri sono stato intervistato da Radio LiberaMente e mi hanno fatto pensare ad un caso di recente accaduto nel mio servizio. Una donna ha eseguito un accesso in fase acuta. Alle spalle aveva avuto un precedente ricovero, giudicato sia dal marito, che dalla famiglia molto controproducente. Valutando e dando fiducia alle sue risorse familiari abbiamo deciso di non procedere con il ricovero e di rivedere la paziente a distanza di 12 ore. L’esito è stato oltre modo positivo”.

Secondo Maria Augusta Nicoli, Responsabile Programma Innovazione sociale per la regione Emilia Romagna: “l’incertezza ci porta a confrontarci con qualcosa che non padroneggiamo, che spesso ci sfugge. Di fronte a questa possiamo reagire con sconforto, facendo scelte frettolose, o serrando i ranghi appellandoci alle nostre routine e alla regole che caratterizzano i nostri ambiti di lavoro. La dimensione dell’incertezza ci porta a rallentare, a fare un passo indietro, a cercare il confronto e la vicinanza dell’altro. L’avvicinamento è possibile uscendo dai nostri confini identitari e di professionisti per condividere assieme al gruppo quella problematica per cui si può trovare assieme una soluzione”.

Nel 2016 Modena, assieme ad altre città dell’Emilia Romagna, ha promosso la formazione di alcuni professionisti alle pratiche dialogiche per poi applicarle nei propri contesti (Scandiano, Parma, Fidenza, Lugo, Modena, Pavullo, Cesena, Forlì e Bologna)

rivedi qui tutto l’incontro registrato: