Le avvincenti Radiocronache di Radio Liberamente #7

Scritto da Mat Modena 22

Il 23 Ottobre 2015

di Radio Liberamente
 
Si è tenuto ieri mattina in una Sala degli Ulivi gremita il corso di formazione per giornalisti:
“Media e salute mentale: come i mass media contribuiscono all’immagine sociale della malattia mentale”.
 


 
Se le basi di questa cooperazione erano già state gettate nel 2011 quando nacque un progetto di formazione e collaborazione tra i giornalisti locali ed il mondo della salute mentale, da cui sorse un’osservatorio permanente, “termometro” dello stigma che può darci informazioni utili sull’ andamento del fenomeno sulla carta stampata modenese; + è importante proseguire in questa direzione.
Secondo Angelo Bagni, Presidente dell’Associazione Idee in circolo, lo scopo di questo lavoro, oltre a monitorare come la Salute Mentale viene trattata dalla carta stampata, è quello di promuovere termini alternativi a quelli che più ci offendono come raptus, follia omicida, …. ed al contempo lottare contro lo stigma che alcuni termini veicolano. Tutto ovviamente costruito sulla base di un rapporto di collaborazione e fiducia.
il percorso fatto a Modena è stato occasione di scambio: noi siamo entrati nelle redazioni, i giornalisti, dal canto loro, hanno visitato i luoghi della salute mentale e costruito con familiari utenti ed operatori una formazione congiunta su come si possa parlare meglio di salute mentale. Da questo scambio nel 2012 è nato il quaderno de “Le parole della Salute Mentale” una piccola guida ai corretti termini della Salute Mentale.
potete scaricarla da qui:
qrcode quaderno le parole della salute mentale
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Dall’analisi riportata da Angelo Bagni, il termine Utente negli anni è passato dal 7% al 23% a discapito di termini come internato o malato mentale; anche se espressioni come follia o raptus omicida si leggono ancora spesso. Se da un lato ciò è concausa di avvocati che tentano di appellarsi al vizio di mente, “sui giornali, specie quelli nazionali, si parla in maniera impropria di salute mentale accostandola semplicemente ai fatti di cronaca – afferma la giornalista del corriere della sera Margherita De Bac – e la psichiatria dovrebbe mettere un filtro maggiore, senza permettere a sedicenti professionisti di rilasciare dichiarazioni imprecise o affrettate solo per finire su TV o giornali.”
Secondo Enrico Grazioli, Direttore della Gazzetta di Modena, usare terminologie improprie non solo aumenta il dolore di chi leggerà quell’articolo condividendone la patologia ma continuerà ad alimentare pregiudizi, idee e convinzioni molto banalizzanti e improprie che spesso associano problematiche di salute mentale alla pericolosità: forse è una vera e propria azione di rimozione sociale, un inconscio collettivo che cerca di allontanare ciò che lo spaventa. Continua Enrico Grazioli dicendo che, anche se in una redazione giornalistica il tempo è quello che è, bisognerebbe sempre armarsi di “un po’ di sana prudenza” prima di scrivere qualunque cosa.
Tramite proprio la Gazzetta di Modena il lavoro congiunto di Insieme a noi, Idee in circolo, Arci Modena, il Dipartimento di Salute Mentale e l’Ufficio Stampa dell’ Ausl ha portato nel 2013 alla nascita di “Fuori come va?“, che come ci ha illustrato Giorgio Casillo, volontario dell’Associazione Insieme a Noi, è una pagina ad uscita variabile che si pone l’obbiettivo di promuovere storie di guarigione e l’idea che la salute mentale è cosa che riguarda tutti noi, è una questione di benessere collettivo e comunitario.
“Se un giornale riesce a contribuire ad abbattere questo piccolo grande muro fa una roba da Màt” prosegue Grazioli “l’utilizzo di un linguaggio diverso e di una sensibilità diversa è stato qualcosa che ha arricchito il nostro quotidiano. Sogno di qualcuno che descriva con occhi diversi una situazione comune come quella del traffico all’ora di punta, chissà cosa ne uscirebbe”.
Interviene anche Carla Chiappini, membro del Consiglio Territoriale di Disciplina, “le associazioni devono imparare ad essere più combattive, al momento in tutta Italia esistono zero esposti a tutela d’infrazioni verso fatti inerenti alla salute mentale e la Carta di Trieste ha una storia così bella (sembra fosse una lettera scritta dalla madre di un utente ad un giornalista triestino) perché non la fate approvare?”
E mentre si legge negli occhi del nostro Direttore Fabrizio Starace il desiderio di  scrivere una carta tutta modenese anche questo appuntamento svolge al termine.
 
(Modena, 23 Ottobre 2015)

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